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I caduti buttiglieresi della Grande Guerra 1915-1918
A cura del Prof. Elso GRAMAGLIA
Angelo AIASSA di Ignazio e Anna Bosco, classe 1892, contadino. Soldato, morí il 26 agosto 1913 in Apollonia (Marsa Susah) in Cirenaica.
Antonio AIASSA di Ignazio e Anna Bosco, classe 1893, contadino. Soldato del 113° reggimento fanteria. Il 20 maggio 1917 fu preso prigioniero dagli austriaci a quota 208 sul Carso. Morí il 1° giugno 1917 nell’Imperiale e Regio Ospedale da campo n. 1317 in Prosecco presso Trieste nel litorale per «lesione di arma da fuoco ai polmoni» riportata nel combattimento del 20 maggio. Fu sepolto il 2 giugno a Prosecco, nel cimitero militare n. 2.
Felice ANGRISANI di Bartolomeo e Teresa Matta, classe 1895, contadino. Soldato zappatore del 205° reggimento fanteria, «prese parte il 21 maggio 1916 al fatto d’armi sull’Altopiano d’Asiago e dopo tale fatto egli scomparve e non venne riconosciuto tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o che risultarono essere prigionieri».
Angelo ARATO di Giuseppe e Caterina Gramaglia, classe 1895, contadino. Soldato del 3° reggimento artiglieria da montagna, 34
a
batteria, morí il 15 dicembre 1915, lungo la via Collaz-Andraz, mentre veniva trasportato all’ospedale da campo n. 33, «in seguito a ferita di granata ed asportazione degli arti inferiori». Sepolto nel cimitero di Andràz, frazione di Livinallongo del Col di Lana (Belluno). In seguito i suoi resti furono traslati nel Sacrario Militare di Pocol, a pochi chilometri da Cortina d’Ampezzo.
Antonio ARATO di Giuseppe e Anna Beltramo, classe 1893, contadino. Caporale del 57° reggimento fanteria, il 5 dicembre 1913 partí per la Tripolitania e Cirenaica, imbarcandosi a Genova. Morí il 29 aprile 1915 a Gasr Bu Hàdi, in seguito a ferite riportate in combattimento.
Bernardo ARATO di Giuseppe e Virginia Delmastro, classe 1887, maestro elementare. Capitano in servizio attivo permanente del 151° reggimento fanteria, 3
a
compagnia, brigata Sassari, morí il 3 febbraio 1918 nell’ospedaletto da campo n. 165, a causa di una «commozione viscerale e fratture multiple esposte», riportate in combattimento il 30 gennaio a Col del Rosso. Sepolto nel cimitero militare di Conco (Vicenza). In seguito i suoi resti furono traslati nel Sacrario Militare di Asiago (Vicenza). Per il comportamento tenuto nei due giorni di battaglia gli venne concessa la medaglia d’argento postuma con la seguente motivazione: «Con slancio travolgente, alla testa della propria compagnia, si impadroniva di una importantissima posizione nemica irta di difese, la oltrepassava e, con meravigliosa celerità, si rafforzava sopra una nuova linea, rintuzzando ogni tentativo di contrattacco. Assumeva quindi il comando del battaglione, al quale durante tutta l’azione era di costante e nobile esempio di elevate virtú militari, finché, colpito da proiettile avversario, cadeva mortalmente ferito. Col del Rosso, 28-30 gennaio 1918». Si era già distinto nell’agosto 1916 durante gli attacchi sul Pasubio, allorché, sempre col grado di capitano ma in forza ad altro reparto, aveva meritato la medaglia di bronzo al valor militare: «Attraverso terreno scoperto e battuto, riusciva a portare il proprio reparto a soccorso di altre nostre forze operanti per la riconquista di una trincea. Entrava poi tra i primi nella nuova linea e vi organizzava una salda difesa contro i primi attacchi nemici. Costone di Lora, 9 agosto 1916».
Enrico ARATO di Bernardo ed Elena Peira, classe 1896, contadino. Soldato del 1° reggimento artiglieria da montagna, morí il 7 febbraio 1916 per malattia nell’Ospedale Militare Pietro Micca di Torino. I suoi resti dal 1932 riposano nel Sacrario dei Caduti nella Prima Guerra Mondiale presso la chiesa della Gran Madre di Dio.
Francesco ARATO di Felice e Caterina Girola, classe 1894, contadino. Caporale del 58° reggimento fanteria, 7
a
sezione mitragliatrici, morí il 21 agosto 1916 nell’ambulanza chirurgica della 1
a
armata, «in seguito a ferita di granata al capo per fatto di guerra». Sepolto nel cimitero di Mossa (Gorizia).
Giovanni ARATO di Giuseppe e Teresa Bechis, ammogliato con Maria Caterina Chiara, classe 1890, falegname. Soldato del 2° reggimento genio, 140
a
compagnia zappatori, morí il 1° settembre 1917 nella località Ronzina, nella 52
a
Sezione Sanità, a causa della «asportazione delle dita della mano destra, ferita alla gamba destra con la rottura dell’osso, prodotta da scheggia di pietra in seguito a scoppio di granata nemica». Sepolto a Ronzina, oggi in Slovenia con il nome di Rocinj. In seguito i suoi resti furono traslati nel cimitero di Oslavia, frazione di Gorizia.
Giuseppe ARATO di Antonio e Maria Arato, marito di Lucia Pasta, classe 1882, contadino. Soldato del 3° reggimento alpini, battaglione Fenestrelle, il 10 novembre 1917 cadde prigioniero nel fatto d’armi di Longarone. Rientrato in Italia Il 12 novembre 1918 in seguito all’armistizio, morí il 16 dicembre 1918 nell’ospedale di Piacenza per malattia.
Rocco ARATO di Giovanni e Marianna Pozzo, classe 1896, carrettiere. Soldato del 2° reggimento genio, 112
a
compagnia zappatori, morí il 30 novembre 1919 a causa di una congestione cerebrale a Varna, nell’accantonamento della 112
a
compagnia zappatori. Sepolto nel cimitero militare di Varna (Bressanone). In seguito i suoi resti furono traslati nel Sacrario Militare di San Candido (Bolzano).
Bernardo AUDISIO di Giacomo e Angela Musso, classe 1894, salumiere. Caporale del 3° reggimento alpini, battaglione Fenestrelle, 29
a
compagnia, morí il 12 giugno 1915 a Cima Vallone, nella Valle di Ledro, «in seguito a ferita penetrante al torace prodotta da arma da fuoco». Sepolto a Sega Digon, borgata di Comelico Superiore (Belluno). Decorato di medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione: «Dopo avere, coll’esempio e colle parole, incitato i suoi compagni all’adempimento del proprio dovere, rimaneva morto sul campo. Cima Vallone, 12 giugno 1915».
Giovanni BECHIS di Giuseppe e Marianna Marzano, classe 1893, contadino. Caporal maggiore del 3° reggimento alpini, battaglione Moncenisio, 3
a
sezione lavori XX zona, morí il 7 ottobre 1918, nell’ospedaletto da campo n. 159, «in seguito a broncopolmonite da influenza», sepolto a Valdagno (Trento). Decorato di medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione: «Mirabile esempio di calma, intrepidezza e valore, sotto il violento fuoco nemico, disimpegnò per due giorni e due notti consecutive il servizio di collegamento, dimostrando calma e sprezzo del nemico. Saputo dell’avvenuta morte del fratello nello stesso settore, non volle allontanarsi, ritenendo suo preciso dovere di continuare nel proprio servizio, e soltanto ad azione ultimata si recò a recuperarne la salma. Selletta Vodice, 18-19 maggio 1917».
Guglielmo BECHIS di Giuseppe e Marianna Marzano, classe 1895, studente. Sottotenente del 3° reggimento alpini, battaglione Susa; poi tenente nel battaglione Moncenisio, comandante della 131
a
Morí il 18 maggio 1917 nel combattimento avvenuto a Selletta Vodice, «in seguito a ferita di pallottola alla testa». Sepolto nel cimitero di Plava, oggi Plave in Slovenia. Dopo il 1938 i suoi resti furono esumati e traslati nel Sacrario Militare di Oslavia, frazione di Gorizia. Il 21 agosto 1915 fu decorato di medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione: «Comandante del plotone di avanguardia ad immediato rincalzo di un nucleo esploratori, portava con slancio il plotone all’assalto di un ponte [ponte di San Daniele, sull’Isonzo]. Impossibilitato ad avanzare, si adoperava per la costruzione di una trincea e restava fermo sotto il micidiale fuoco nemico, dando raro esempio di calma e di valore e ripiegando fra gli ultimi, dopo ordine ricevuto e dopo aver disposto per il trasporto dei feriti». Il 18 maggio 1917 fu decorato di una seconda medaglia d’argento: «Mirabile esempio di elette virtú militari, sotto l’intenso incessante bombardamento e le violente ra?che di mitragliatrici nemiche, guidò la propria compagnia alla conquista di una forte posizione, affermandovisi, pur sapendosi pressoché isolato. Rimasto solo u?ciale e pur avendo subito forti perdite, mantenne salda sul posto la truppa, che, animata dal suo esempio, resistette a parecchi contrattacchi avversari. Mentre poi, alla testa di un nucleo di arditi, si spingeva all’assalto di un appostamento nemico, cadde colpito a morte. Già distintosi in precedenti occasioni. Selletta Vodice, 18 maggio 1917».
Stefano BELTRAMO di Battista e Gabriella Peretti, classe 1889, nato a Bardassano, contadino. Si stabilí a Buttigliera l’11 novembre 1912 con il fratello e la madre. Soldato del 3° reggimento alpini, morí il 24 gennaio 1917 sul monte Tre Cime di Lavaredo per ferite riportate in combattimento.
Antonio BERTOLA di Carlo e Virginia Matta, classe 1888, contadino. Caporal maggiore del 3° reggimento alpini, battaglione Fenestrelle, 29
a
compagnia, morí l’8 marzo 1916 a quota 2032 a ovest di Malga Dignas, in Val Padola, «in seguito ad asfissia per essere stato travolto da una valanga». Sepolto nei pressi di Casera Melin, Comune di San Nicolò di Comelico (Belluno).
Giovanni BERTOLA di Sebastiano e Margherita Sandrone, marito di Maria Bertola, classe 1884, contadino. Soldato del 3° reggimento alpini, 226
a
compagnia, morí il 1° luglio 1916, alle ore 10.30, nel fatto d’armi del monte Zellonkofel, «in seguito a frattura comminuta del femore destro e asportazione del naso da scheggia di granata». Sepolto nel cimitero di Timau, frazione di Paluzza (Udine). In seguito i suoi resti vennero traslati nel Tempio Ossario della medesima località.
Biagio BOSCO di Antonio e Teresa Cottino, classe 1887, contadino. Soldato del 3° reggimento alpini, battaglione Susa, 34
a
compagnia, morí il 2 aprile 1917 nei pressi di Casera Noiareit, in regione Zermula, «in seguito a ferita lacero contusa in regione temporale sinistra con frattura del cranio da caduta di una valanga di neve». Sepolto nel cimitero di Pian di Zermula nel Comune di Paularo (Udine), poi traslato al Tempio Ossario di Timau.
Francesco BOSCO di Antonio e Teresa Cottino, classe 1885, contadino. Soldato del 4° reggimento alpini, battaglione Intra, morí di tifo il 30 novembre 1915 nell’ospedale di Cividale del Friuli (Udine).
Camillo CHIABERTI di Giuseppe, mugnaio, e Teresa Arato, classe 1889, sergente maggiore del 33° reggimento fanteria, disperso il 30 ottobre 1917 in combattimento nel ripiegamento al Piave. La famiglia Chiaberti il 16 dicembre 1910 si era stabilita a Chieri.
Francesco CHIARA di Giuseppe e Francesca Faussone, marito di Margherita Solaro, classe 1885, contadino. Soldato del 3° reggimento alpini, morí l’8 marzo 1919 nell’ospedale militare di Torino per postumi di ferite riportate in combattimento. I suoi resti riposano nel Sacrario dei Caduti nella Prima Guerra Mondiale presso la chiesa della Gran Madre di Dio, inaugurato nel 1932.
Carlo COLLO di Giuseppe e Anna Molino, classe 1883, contadino. Soldato dell’8° reggimento fanteria, 7
a
compagnia, morí il 2 marzo 1918 nel campo di prigionia di Sigmundsherberg (Austria) per catarro gastrico. Sepolto il 4 marzo nel cimitero militare italiano della stessa località.
Giovanni Luigi COTTINO di Antonio e Angela Torretta, marito di Fiorentina Candelo, classe 1881, contadino. Soldato del 226° reggimento fanteria, 3
a
compagnia, morí il 5 ottobre 1917 nell’ospedale da campo n. 013, «in seguito a collasso, consecutivo a perniciosa malarica con localizzazione intestinale». Sepolto nel cimitero di San Paolo, frazione di Morsano al Tagliamento (Pordenone).
Bernardo GEMELLO di Enrico e Margherita Nevissano, classe 1895, contadino. Soldato del 3° reggimento alpini, battaglione Fenestrelle, 28
a
compagnia, morí il 12 giugno 1915 a Cima Vallone, nella Valle di Ledro, «in seguito a ferita penetrante nel torace sinistro prodotta da arma da fuoco». Sepolto nel cimitero militare di Santo Stefano di Cadore (Belluno).
Ernesto GIROLA di Giuseppe e Margherita Rubatto, classe 1897, falegname. Soldato del 3° reggimento alpini, battaglione Fenestrelle, il 26 ottobre 1917 venne fatto prigioniero nel fatto d’armi di Monte Nero. Morí per nefrite il 26 dicembre 1917 nelle baracche dei prigionieri di guerra di Wackersdorf (Baviera). Sepolto nel cimitero militare italiano di Monaco (Baviera).
Sebastiano MALINO di Antonio e Caterina Zucca, classe 1881. Soldato della 80
a
sezione di sanità per fanteria, morí il 13 maggio 1917 nella località di Plava, «in seguito a frattura della volta cranica con voluminosa ernia cerebrale e gravissima commozione cerebrale per fatto di guerra». Sepolto a Plava, oggi Plave in Slovenia, riva sinistra dell’Isonzo.
Felice MAROCCO di Giuseppe e Monica Rosso, classe 1883, contadino. Soldato del 3° reggimento alpini, battaglione Val Chisone. Prigioniero di guerra (24 ottobre 1917). «Da ritenersi scomparso durante la prigionia, non avendo fatto ritorno nel regno posteriormente alla data dell’armistizio e non essendosi piú avute notizie sulla sua sorte». Sepolto nel cimitero militare italiano di Bligny (Reims).
Cesare MARZANO di Bernardo e Olimpia Febbraro, classe 1895, carrettiere. Soldato zappatore nel 3° reggimento alpini, battaglione Fenestrelle, disperso il 18 luglio 1915 in un combattimento svoltosi al Monte Cavallino in Val Padola.
Giuseppe MARZANO di Bartolomeo e Onorina Berolati di Castellamonte, marito di Marianna Audisio, classe 1883, nativo di Loranzè (Torino), residente a Buttigliera, panettiere. Caporale del 3° reggimento alpini, battaglione Exilles, 31
a
compagnia, morí di «broncopolmonite destra» il 18 luglio 1918, nell’ospedale da campo n. 089. Sepolto a Vò Sinistro, frazione di Avio (Trento). In seguito i suoi resti furono traslati nel cimitero di Buttigliera.
Natale MASSAGLIA di Eugenio e Margherita Rosina, classe 1896, panettiere. Soldato del 3° reggimento alpini, battaglione Fenestrelle
,
128
a
compagnia, morí il 30 luglio 1916 nelle trincee di Forcella Bois, «in seguito a ferite penetranti alla testa provocate da schegge di granata». Sepolto a Forcella Bois (Dolomiti Ampezzane). In seguito i suoi resti vennero traslati nel Sacrario Militare di Pocol presso Cortina d’Ampezzo.
Guglielmo MOLINO di Lorenzo e Rosa Musso, classe 1890, contadino. Soldato del 25° reggimento fanteria, 2
a
compagnia, morí il 28 luglio 1917 nell’ospedale da campo n. 068 in Muscoli, «in seguito a tifo, peritonite, meningite e tubercolosi». Sepolto nel cimitero di Muscoli, frazione di Cervignano del Friuli (Udine).
Tommaso NATTA di Giovanni e Maria Graglia, classe 1888, nato il 19 dicembre a Villanova d’Asti, residente a Buttigliera in via Villanova n. 54, Soldato del 61° reggimento fanteria, morí il 16 gennaio 1919 in Macedonia per malattia. Sepolto nel cimitero militare italo-francese di Sofia (Bulgaria). Il 7 gennaio 1915 aveva stabilito la sua residenza a Pecetto Torinese con il fratello e la sorella.
Tommaso NEVISSANO di Giuseppe e Lucia Berrino, classe 1875, muratore, vedovo di Teresa Golzio, sergente. Il 28 febbraio 1897 fu nominato caporal maggiore nel 3° reggimento alpini, battaglione Fenestrelle. Il suo nome figura in un «Elenco dei militari in congedo i quali hanno obbligo di rispondere alla chiamata alle armi nell’anno 1917», datata 24 febbraio 1917. Nello stesso mese i suoi famigliari chiesero al Comune «il soccorso», che però fu negato perché la sorella Caterina era «d’età superiore ai 12 anni e abile a proficuo lavoro». Non si conosce la data della sua morte. Il suo nome compare in alcune liste di caduti buttiglieresi compilate negli anni trenta del secolo scorso.
Giuseppe PAVIA di Giovanni e Teresa Marzano, coniugato con Rosa Aiassa, classe 1883, calzolaio, soldato nel deposito del 78° reggimento fanteria, poi esonerato dal servizio effettivo. Morí il 14 ottobre 1918 nel manicomio provinciale di Bergamo.
Giovanni PAVIA di Giuseppe e Caterina Bechis, classe 1899, contadino. Soldato del 4° reggimento alpini, battaglione Aosta, 42
a
compagnia, morí il 24 ottobre 1918 nel combattimento a Monte Solarolo, a quota 1692, «in seguito a ferita riportata alla testa da scheggia di granata». Sepolto a Monte Solarolo, contrafforte del Monte Grappa. In seguito i suoi resti vennero traslati nel Tempio Ossario di Bassano del Grappa (Vicenza).
Matteo PEIRA di Lorenzo e Maddalena Massa, classe 1891, contadino. Soldato della 216
a
batteria bombardieri, prigioniero di guerra in Germania, morí il 18 ottobre 1918 per tubercolosi nell’ospedale di Recke, nel distretto di Münster (Renania Settentrionale - Vestfalia). Sepolto nel Cimitero Militare Italiano di Colonia.
Bartolomeo PERSICO di Giuseppe e Filippina Miglino, classe 1889, contadino. Soldato del 74° reggimento fanteria, 2
a
compagnia, morí il 6 novembre 1915 nell’ospedaletto da campo n. 125, «in seguito a ferita trapassante all’emitorace sinistro». Sepolto nel cimitero di Vipulzano, oggi Vipolže in Slovenia. In seguito i suoi resti furono traslati nel Sacrario Militare di Oslavia, costruito nel 1938.
Francesco PERSICO di Giacomo e Lucia Bechis, classe 1878, muratore. Soldato della 1125
a
centuria, morí il 5 agosto 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Giuseppe PERSICO di Bartolomeo e Paola Valero, classe 1889, nato a Castelnuovo, residente a Buttigliera, carrettiere. Soldato del 50° reggimento fanteria, morí il 23 novembre 1918 nell’ospedale militare principale di Torino per malattia. Dal 1932 i suoi resti riposano nel Sacrario dei Caduti nella Prima Guerra Mondiale presso la chiesa della Gran Madre di Dio.
Enrico POZZO di Carlo e Albertina Massaglia, classe 1889, contadino. Soldato del 91° reggimento fanteria, morí il 20 maggio 1917 nella località Pian dei Casoni, «in seguito a ferite alle braccia, capo, viso e torace ed amputazione delle mani per scoppio di bomba a mano». Sepolto a Pian dei Casoni presso Paneveggio (Trento). In seguito i suoi resti furono traslati nel Sacrario Militare di Trento, inaugurato nel 1932.
Firmino POZZO di Domenico e Severina Marzano, classe 1899, studente. Sottotenente di complemento del 140° reggimento fanteria, 8
a
compagnia, morí il 15 giugno 1918 sul Monte Asolone, dorsale a ovest di cima Grappa, «in seguito a pallottola di mitragliatrice alla testa».
Giuseppe POZZO di Bernardo e Anna Chiara, classe 1882, contadino. Soldato del 19° reggimento fanteria, 5
a
compagnia, morí il 14 maggio 1916, alle ore 20, sul monte San Martino del Carso, «in seguito a ferita di granata per fatto di guerra». Sepolto nel cimitero di Sdraussina, attuale Poggio Terza Armata, frazione del Comune di Sagrado (Gorizia). In seguito i suoi resti vennero traslati nel Sacrario Militare di Redipuglia (Gorizia), costruito nel 1938.
Giuseppe QUARANTA di Giuseppe e Marianna Marzano, classe 1891, contadino. Soldato del 3° reggimento alpini, battaglione Fenestrelle. Il 28 ottobre 1917 divenne prigioniero di guerra nel fatto d’armi di Monte Nero. Liberato dalla prigionia, rimpatriò nella città di Senigallia, dove il 24 novembre 1918 morí nell’ospedale civile per malattia.
Carlo RAZZINI di Giuseppe e Rita Bechis, classe 1889, studente. Tenente di complemento della 327
a
compagnia mitraglieri FIAT, morí il 20 settembre 1917 nel paese di Begliano (Gorizia), nell’ambulanza chirurgica d’armata n. 5, «in seguito a ferita da
shrapnel
al capo penetrante». Sepolto a Begliano. Dal 1932 i suoi resti riposano nel Sacrario dei Caduti nella Prima Guerra Mondiale presso la chiesa della Gran Madre di Dio.
Guglielmo RE di Luigi e della fu Maria Bertola, classe 1895, fabbro ferraio. Soldato del 3° reggimento alpini, battaglione Fenestrelle, il 18 luglio 1915 cadde prigioniero nel combattimento di Monte Cavallino. Secondo l’
Albo
d’oro dei militari caduti
nella guerra 1915-1918
morí «sul campo» (in realtà a Passo di Campo nel Trentino) per ferite riportate in combattimento.
Bernardo ROSSO di Giacomo ed Enrichetta Nevissano, classe 1899, contadino. Soldato del 4° reggimento alpini, battaglione Aosta, morí il 15 novembre 1918 nell’ospedaletto da campo n. 119, «in seguito a dissenteria». Sepolto nel cimitero di Mirano (Venezia). Successivamente i suoi resti furono traslati nel Tempio Ossario di Udine.
Evasio ROSSO di Bernardo e Giuseppa Serra, classe 1887, coniugato con Margherita Bertola, contadino. Soldato del 4° reggimento genio, morí il 7 novembre 1918 per malattia in una casa di San Stino di Livenza (Venezia).
Francesco ROSSO di Antonio e Luigia Raviolo, classe 1885, contadino. Soldato del 3° reggimento alpini, battaglione Val Pellice, 224
a
compagnia, morí il 17 novembre 1916 nel fatto d’armi di Vetta Chapot, sul Monte Pal Piccolo, in seguito a frattura del cranio con fuoriuscita di sostanza cerebrale da scheggia di granata a mano». Sepolto nel cimitero di Timau, frazione di Paluzza (Udine). In seguito i suoi resti vennero traslati nel cimitero di Buttigliera.
Giovanni SERENO di Francesco e Felicita Agagliate, marito di Maria Pavia, classe 1888, contadino. Caporale del 3° reggimento alpini, 28
a
compagnia, prigioniero di guerra, morí il 12 maggio 1916 nell’ospedale epidemico di Krakau (Cracovia, Polonia) per tubercolosi polmonare. Fu sepolto il 14 maggio nel cimitero di Cracovia (oggi Kraków).
Secondo SOLARO di Luigi e della fu Angela Cigliano, classe 1890, contadino. Soldato del 3° reggimento alpini, battaglione Fenestrelle, 30
a
compagnia, morí l’11 luglio 1915 nel combattimento di Monte Cavallino in Val Travenanzes, «in seguito a ferita d’arma da fuoco al petto». Sepolto in Val Travenanzes (valle delle Dolomiti, Belluno).
Giuseppe STURA di Giovanni Battista e Caterina Stura, classe 1894, contadino. Caporale del 6° reggimento bersaglieri, disperso il 26 maggio 1917 «nel fatto d’armi di Hudi Log», sull’altopiano del Carso, oggi in Slovenia.
Giuseppe STURA di Sebastiano e Maria Arato, classe 1891, contadino. Caporale del 2° reggimento genio zappatori, 140
a
compagnia, morí il 1° luglio 1916 in Crauglio, nell’ospedale da campo n. 236, «per asfissia provocata da gas mefitici lanciati dal nemico in un fatto d’armi avvenuto sul Monte San Michele il 29 giugno». Sepolto nel cimitero di Crauglio, frazione di San Vito al Torre (Udine). In seguito i suoi resti vennero traslati nel Tempio Ossario di Udine.
Mario STURA di Francesco, ingegnere, e Valentina Sartorelli, classe 1891. Sottotenente di complemento del 154° reggimento fanteria, morí il 5 gennaio 1916 a Dolegna (Gorizia) per malattia. Sepolto nel cimitero di Buttigliera con epigrafe: «5 gennaio mcmxvi / terribile morbo vietò / al giovanile ardente spirito / di / Mario Stura / la bella morte sul campo. / Interprete del pio affetto famigliare / un amico pose».
Bernardo TORRETTA di Giacomo e Francesca Torretta, classe 1898. Soldato del 3° reggimento alpini, morí il 19 novembre 1917 a Pederobba (Treviso), nell’infermeria provvisoria del 117° reparto someggiato, «in seguito a ferita da pallottola di
shrapnel
penetrante». Sepolto nella località di Monte Tomba, contrafforte orientale del Monte Grappa. Successivamente le sue ossa vennero traslate nel Sacrario militare del Montello (Nervesa della Battaglia, in provincia di Treviso).
Camillo TORRETTA di Carlo e Felicita Pelissero, classe 1884, contadino. Soldato del 34° reggimento fanteria, il 12 marzo 1917 fu tradotto nel carcere del tribunale militare di guerra del 4° corpo d’armata «per il reato previsto e punito dal decreto luogotenenziale del 19 ottobre 1916». Il 3 giugno 1917 fu scarcerato con sentenza del tribunale militare «per inesistenza di reato». Morí il 15 ottobre 1918 nel Regio Manicomio di Torino.
Giovanni TORRETTA di Carlo e Felicita Pelissero, classe 1891, contadino. Sergente del 3° reggimento alpini, battaglione Fenestrelle, 28
a
compagnia, morí il 9 luglio 1915 al Monte Cavallino, nel Comune di Comelico Superiore, nell’alto Cadore, «in seguito a ferita d’arma da fuoco penetrante il torace sinistro». Fu decorato di medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione: «Comandante di plotone, con intelligenza, coraggio e fermezza occupava una posizione intensamente battuta e contrastata dal fuoco nemico. Cadeva mortalmente ferito mentre dava le ultime disposizioni per il saldo mantenimento della posizione stessa. Monte Cavallino, 9 luglio 1915».
Natale VISSIO di Giorgio, albergatore, e Teresa Bechis, classe 1892. Soldato del 16° reparto d’assalto, morí il 18 marzo 1918 nel campo di prigionia di Ostffyasszonyfa per catarro bronchiale. Venne sepolto il 20 dello stesso mese nel cimitero militare di Ostffyasszonyfa, provincia di Vas, in Ungheria.
4 novembre 2018
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